Lido Tre Archi Il quartiere che non molla

A Lido Tre Archi, lembo di terra multietnica che si estende tra la strada statale e la costa adriatica, pulsa vivace il ritmo del cambiamento. Là dove sorge il monumento dedicato all’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, proprio al centro del quartiere, diversi cantieri movimentano la vista operando alla riqualificazione del panorama urbano. Nuove pavimentazioni, piste ciclabili e infrastrutture sul lungo mare, tutti questi sforzi andranno a valorizzare gli importanti progetti già realizzati in precedenza dal Comune di Fermo per la popolazione del quartiere, come lo skatepark, i campi da calcio, da basket e i parchi giochi per i bambini.

Mentre all’interno della piazza il quartiere si trasforma al battere di attrezzi da lavoro, subito oltre la schiera variopinta di edifici che vi si affacciano, il centro sociale “Lido San Tommaso”, su cui operano una moltitudine di attori, tra associazioni locali e operatori sociali di progetti di portata nazionale come “Periferia Urbana”, è in gran fermento per una ripartenza appassionata sul fronte umano della zona, con l’intento di rafforzare i legami sociali tra le oltre 30 diverse comunità di migranti presenti all’interno di Lido Tre Archi e dare uno spazio sicuro per i bambini e i ragazzi, attraverso un gran numero di servizi ricreativi e di inclusione sociale come la scuola di lingua italiana per stranieri, assistenza e segretariato sociale, mediazione culturale, attività sportive e culturali.

La volontà del Comune di Fermo di dare un’ulteriore spinta in avanti a Lido Tre Archi si manifesta così, attraverso un gran numero di progetti che vogliono dare uno smacco definitivo al degrado sociale e porre quindi fine anche alla spiacevole abitudine storica dei media di associare il quartiere alla delinquenza e alla malavita, a dispetto dei tanti sforzi compiuti e dei grossi risultati ottenuti dalle istituzioni locali e nazionali per il benessere del luogo con ingenti investimenti.

Ma i progetti più importanti si realizzano nelle scuole, dove oggi si può fare ancora la differenza, insegnando ai bambini l’importanza di valori come l’integrazione, la condivisione, la pace e l’empatia. Custodire il presente, per non dover più porre rimedio al passato. Questo è l’obiettivo di MUS-E, che da anni opera all’interno delle scuole presenti sul suolo nazionale e internazionale, anche e soprattutto in contesti complessi come la scuola Luigi Salvadori di Lido Tre Archi, per donare ai bambini la possibilità di poter realizzare un mondo come loro lo vogliono attraverso lo strumento più potente in possesso delle persone: l’arte.
Luigi Salvadori – Una scuola diversa

“Benvenuti”, recita a caratteri cubitali il muro antistante l’ingresso della scuola elementare Luigi Salvadori. Il cartello prosegue poi in una costellazione di accoglienze poliglotte: benvenue, bienvenidos, welcome, 欢迎, خوش آمدید. Qui non si esclude nessuno e sono proprio bambini della scuola ad aver realizzato e appeso sui muri dei corridoi e delle classi i simboli della loro umanità e del carattere multietnico di un plesso scolastico che conta all’incirca un 80% di studenti di origine straniera.

Questi bambini sanno dov’è l’Albania, sanno che tra Nigeria e Senegal ci sono grandi differenze linguistiche e culturali e, addirittura, conoscono qualche parola di urdu. Assistono con tenerezza e responsabilità i loro nuovi compagni appena giunti in Italia e, per quelli che ancora non conoscono l’italiano, c’è sempre qualche compagno arrivato tempo prima che si fa carico di tradurre per loro.

La consapevolezza e il rispetto di questi studenti verso la diversità del mondo è il frutto del grande lavoro svolto dal corpo docenti della scuola e dalla lungimiranza del progetto Mus-e, che opera in questa scuola dal 2010 e che ha portato nelle classi della Luigi Salvadori un modello di istruzione, crescita ed educazione completamente nuovo. I bambini imparano a stare insieme sotto il segno del divertimento, della condivisione e del gioco, superando ogni barriera linguistica e culturale.

Con una serie di laboratori sviluppati in tandem tra due artisti di diversa formazione per ogni classe, Mus-e contribuisce, in questa come in tante altre scuole del Paese e del mondo, a preservare la purezza dello spirito di questi bambini, chiamandoli a giocare col teatro, la musica e le arti visive. Un domani, quando saranno grandi, conserveranno ancora il ricordo di un fare scuola improntato sui valori dell’inclusione dell’appartenenza.
Gli Artisti – Affrontare le ombre
Oberdan, Sara, Lorenzo, Lucia, Stefania. Si sentono le voci dei bambini chiamare di gran fiato l’arrivo degli artisti, giusto al termine della loro pausa mensa. Oggi è quel giorno della settimana in cui il mondo si rovescia e la scuola diventa, per i bambini, teatro di creatività ed espressione.
A sentir loro, i bambini, Mus-e significa divertimento, coesione e apprendimento e gli artisti sono il veicolo di questi messaggi. “Lavorare a un livello non linguistico porta tutti i bambini sullo stesso piano, anche chi ancora non parla l’italiano”, spiega Sara, la maestra di arti visive. “Il nostro lavoro consiste nel combattere le ombre della vita dei bambini, ovvero tutte le loro difficoltà quotidiane, come le distanze linguistiche, attraverso il gioco e la creatività”. Intanto la classe sta ritagliando la sagoma di un volto da un cartoncino nero. Nell’aula nessuno si distrae. I piccoli artisti trattengono il fiato per ricavare con precisione il profilo tratteggiato sul foglio e quel silenzio ci racconta tutto del loro coinvolgimento.
“Noi li sottovalutiamo un po’ i bambini” ammette Oberdan, il maestro di teatro per ragazzi che collabora al progetto Mus-e da diversi anni, “hanno una capacità di reagire e ripartire che noi forse non comprendiamo”. Nonostante la loro tenera età, alcuni di loro hanno alle spalle esperienze forti come il distacco dalla loro famiglia natale, attriti col nuovo mondo che li circonda o anche difficoltà più quotidiane legate alla sfera familiare o relazionale, spettri con cui i bambini convivono, spesso celando il loro dramma al mondo esterno.
Gli artisti di Mus-e Oberdan e Sara aspirano a esorcizzare i fantasmi che abitano le vite dei loro studenti, trasformandoli nelle ombre del progetto di teatro delle ombre a cui lavorano coi bambini. Metafora del mondo inespresso dei piccoli, l’ombra appare come una porta d’accesso a alla loro dimensione interiore, di cui ancora non hanno consapevolezza, ma che imparano a scoprire ad ascoltare grazie a un’interazione consapevole con gli artisti del progetto.
I Bambini – Il lungo filo rosso dell’amicizia
Khadijah siede silenziosa in fondo all’aula. È arrivata dal Pakistan in Italia a gennaio e sta pian piano imparando l’italiano. Fortunatamente Umera, anche lei pakistana, le fa da traduttrice, una responsabilità che i bambini stranieri si tramandano spontaneamente: “quando ero appena arrivata qui la maestra mi parlava in italiano e io non capivo niente, però c’era una bambina indiana che mi traduceva tutto. Adesso invece sono io che traduco per Khadijah”, racconta Umera. Così nasce il legame tra le due bambine, per poi ampliarsi nuovamente verso il resto della classe.
Umera è amica stretta di Aurora, la quale si definisce “100% albanese” e che, come la stessa Umera, Enzo, Luca, Yuri e altri ancora della sua classe, vive a Lido Tre Archi. Ogni tanto si ritrovano al campo di calcio dietro al centro sociale o allo skatepark per giocare tutti insieme. Enzo, Yuri e Luca, rispettivamente di origini camerunense, ivoriana e cinese, sono amici per la pelle. Loro sono poi legati ad altri compagni ancora: Stefano, Sara, Davide, Monica, Vanessa. Un lungo filo d’amicizia tiene tutti uniti, aldilà di ogni differenza culturale.
Gli spazi offerti dalla scuola e dal quartiere, le attività delle maestre, del Mus-e e degli altri attori sociali che operano su Lido Tre Archi hanno permesso a bambini altrimenti isolati dalla geografia della provincia di dare vita a un gruppo coeso e saldo nei suoi ideali, che li guidano nel loro percorso di crescita dentro e fuori la scuola. “Nel quartiere possono succedere molte cose” spiega Aurora “ci sono ragazzi più grandi a cui piace fare ‘certe’ cose e alcuni dei più piccoli, quelli di dieci o undici anni, cominciano a seguire il loro esempio.” Non loro, però. Loro sono la grande rivoluzione di un quartiere che ha molto di più da offrire al mondo di ciò che si racconta e tutto nasce dall’impegno di chi vuole offrire a questi bambini il privilegio di scegliere da sé il proprio futuro.
Le Famiglie – Sentirsi a casa
“Questo è un posto meraviglioso”, afferma col sorriso Eryona, la mamma di Aurora, bambina nata in Albania e in Italia da 5 anni. “Per i bambini c’è tutto: hanno i loro spazi e possono giocare in pace. Io sto benissimo in Italia, l’ho sempre amata!”. Racconta di essere stata in Italia per la prima volta molti anni addietro e di essersene innamorata. È arrivata a stabilirsi definitivamente a Lido Tre Archi dopo un tentativo mal riuscito di emigrare in Germania: “abbiamo lasciato l’Albania perché le condizioni economiche del paese non ci permettevano di guadagnare abbastanza per mettere qualcosa da parte” aggiunge, “mia sorella ci ha ospitati qui a Lido per un po’ di tempo, dopo che ci siamo arresi con la Germania, finché io non ho trovato lavoro in un albergo del posto e abbiamo potuto cominciare a cercare una casa nei dintorni”.
Approdare a Lido Tre Archi attraverso dei parenti stretti è un po’ la norma per tanti stranieri che oggi vivono qui. Anche la Lilianne, mamma di un compagno di classe di Aurora, Yuri, spiega di essere arrivata a Lido Tre Archi dalla Costa d’Avorio principalmente tramite suo fratello, il quale ora vive in Francia. Racconta poi che “qui un tempo era pieno di stranieri, adesso sono tutti all’estero, in Francia, Germania o Inghilterra”, lei però non ha intenzione di andare via, ormai Lido Tre Archi è la loro casa: Yuri gioca a calcio e ha qui tutti i suoi amici, Owen, il secondogenito, studia ingegneria informatica ad Ancona e vive a casa coi suoi, suo marito ha una buona occupazione, soltanto il figlio più grande vive fuori, in Inghilterra.
Le famiglie di Yuri e Aurora abitano entrambe negli storici palazzi “R” di Lido Tre Archi, in appartamenti grandi abbastanza da ospitare una famiglia con tre figli. Sono contenti della vita che fanno e di ciò che hanno potuto donare ai propri figli. Nessuno di loro sembra aver intenzione di trasferirsi altrove.
Le motivazioni che hanno condotto a Lido Tre Archi le famiglie di questo quartiere sono sempre diverse. Nel caso di Aurora, spiega il padre: “siamo venuti qui soprattutto per i nostri figli. Io conosco come funziona il sistema scolastico albanese e noi volevamo che i nostri figli avessero una buona istruzione”, essendo invece Yuri e i suoi fratelli nati in Italia, probabilmente le cause dell’arrivo della loro famiglia saranno state altre. Ciò che è certo è che tutti restano per il medesimo motivo, ovvero che qui hanno trovato un posto in cui crescere i loro figli in serenità, dove le maestre hanno preso a cuore il loro futuro e in cui sono in molti a battersi, tra cui la stessa Mus-e, per il bene della gente del quartiere.

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